Si apre l’era dei Greco

21.05.2013 12:09

 


Il suo successore per l’area palermitana fu Michele Greco detto «Il Papa», uomo vicino ai Corleonesi che divenne il nuovo capo della Commissione. Michele era discendente di una dinastia secolare di uomini d’onore. Il padre Giuseppe fu il vincitore della faida tra i Greco che insanguinò la zona di Ciaculli nel dopo guerra, e suo fratello Salvatore uno dei fondatori della prima originaria Commissione.

Michele Greco incarnava l’autentica essenza della tradizione mafiosa: una simbiosi di diplomazia e cultura della violenza. Egli fu il mandante di crimini efferati quali l’omicidio del Procuratore Capo di Palermo Rocco Chinnici e al contempo il fulcro di una fitta rete di legami con massoneria e politica. Un uomo dai modi cortesi, eleganti, quasi aristocratici, capace in un epoca dove il sangue scorrerà a fiumi, di distinguersi per la forma zeppa di criptiche citazioni e di fervida religiosità. Memorabile l’augurio con cui si congedò dai giudici al Maxiprocesso, prima della camera di consiglio: «Auguro a tutti voi la pace, perché la pace è la tranquillità dello spirito e della coscienza, perché per il compito che vi aspetta la serenità è la base per giudicare. Non sono parole mie, ma le parole che nostro signore disse a Mosè, le auguro ancora che questa pace vi accompagni per il resto della vostra vita».


Una esternazione che nessuno ufficialmente è mai riuscito ad interpretare chiaramente. La somma delle condanne che Michele Greco accumulò nel corso della sua vita raggiunse gli undici ergastoli, ma per i magistrati aveva da tempo interrotto i suoi rapporti con Cosa Nostra e sarebbe forse potuto uscire di prigione nel 2010 a 86 anni. E’ invece morto dopo una lunga malattia, e senza mai rivelare nulla su quanto sapeva, il 13 febbraio 2008 in una clinica romana dove era da tempo ricoverato dopo il trasferimento dal carcere Rebibbia.

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