La giustizia incrimina, la politica assolve: 150 anni di mafia

 


«La giustizia incrimina, la politica assolve: 150 anni di mafia» è un lavoro che nasce dall'amore che nutro verso la mia nazione, e dalla sensibilità verso «l'argomento mafia». 150 anni di mafia tendono a sottolineare, che il cancro del nostro Paese, la mafia, va di pari passo alla sua nascita, dato che quest'anno abbiamo festeggiato il centocinquantesimo anno dall'Unità d'Italia.

Preso dalla curiosità di capire qual'è stato il cammino che ha partorito la società in cui viviamo, ho voluto ripercorrere l'iter cronologico della storia della politica italiana, per dare un maggiore senso, all'attuale situazione politica del nostro paese e alle modalità con cui questa viene svolta, sotto gli occhi di tutti, senza che quasi nessuno proferisca parola. Un silenzio che non lascia scampo al senso di vuoto che sento, quando penso a coloro che hanno combattuto perché credevano nello Stato, in una terra infidelium.

Una persona, fisica o giuridica, è il frutto delle proprie scelte, scelte che sei dovuto a prendere con coraggio e determinazione, durante il percorso della vita, per arrivare alla soluzione di un problema oppure per avere una tua identità... Il risultato di questa tesi è sconvolgente proprio per le scelte che sono state effettuate durante tutti questi anni e per la loro recidività nel corso del tempo.

Immaginate che noi, ogni giorno, ci recassimo in un ospedale, perché accusiamo sempre lo stesso malore, derivante dalla stessa malattia, e alla domanda del dottore che ogni giorno ci visita - vuole rimanere in osservazione per qualche giorno, così facciamo delle analisi approfondite, per cercare di capire la causa di questi malori? -, la nostra risposta è - No dottore, sto bene, è un malore momentaneo, tra un po' mi passa!... Non credete sia un'assurdità?

Ebbene scopriremo che fin dalla nascita della nostra Nazione, la risposte alle problematiche politiche, sono state fatte in assenza di coraggio e determinazione se riguardavano il bene comune, ma in linea di principio con la morte dello Stato, per continuare a far vivere gl'interessi di pochi.

La giustizia incrimina, o dovrebbe incriminare coloro che commettono un illecito o un assassinio, tranne se la giustizia non va a pranzo con la politica, e se la carica politica non viene usata come scudo, per coprire le malefatte di cui si sono macchiati i nostri politici e la loro macchina clientelare, oltre al braccio armato di cui si sono serviti per arrivare al potere.

«Pagherei qualunque cosa pur di poter dire in faccia a questi cosiddetti capi, che la decisione che hanno preso di uccidere il mio amico Giovanni Falcone, non è altro che una decisione ignobile, partorita da una mente ancora più ignobile! L'unica regola d'onore che gli era rimasta, quella di uccidere non le femmine, ma le donne, non l'hanno neanche rispettata. Meritano veramente disprezzo. Questi uomini, se così si possono definire, non rappresentano e non sono figli di una potente e nobile idea, ma rappresentano e sono figli di una debole, ignobile e malata idea del male, incarnata nell'illusione che li nutre di valori ignobili, che entrano nella loro mente malata di uomini infami, che non conoscono l'onore e neanche quei grandi valori che stavano dietro il mio amico Giovanni Falcone e la sua donna, che ha avuto solo la colpa di seguire il suo uomo!.. Ma io non gli darò la possibilità di uccidere la mia donna, non glielo permetterò mai. Ti dico che loro possono anche uccidere il mio corpo fisico, e di questo ne sono ben cosciente, ma sono ancora più cosciente che non potranno uccidere le mie idee e tutto ciò a cui credo. Questi infami si erano illusi che uccidendo il mio amico Giovanni Falcone, avrebbero anche ucciso le sue idee e quel grande patrimonio di valori che stava dietro di lui, ma si sono sbagliati! Perché il mio amico Giovanni tutto ciò che amava e onorava, lo amava così profondamente da legarselo nel suo animo, rendendo così tutto ciò che onorava, immortale! Nessuno può uccidere la verità, soprattutto quando la verità si lega nel proprio animo! Che me ne faccio di questa vita che amo, se non onoro la verità che appartiene alla vita. Un uomo deve amare la vita dopo che ama ciò che sta oltre la vita!». Il Dr. Borsellino era ed è una grande anima, che ha servito lo stato e la società civile fino in fondo, e pur di servire questa società che lui voleva cambiare, trascurava anche i suoi affetti più cari.

«Questa idea del male non è invincibile, in quanto c'è la prova che ha avuto paura di un uomo della società civile, e quindi è vulnerabile. Il punto debole di questa idea del male è la paura che ha verso uomini pieni di coraggio e di valori. Lo Stato e la società civile, non può permettere che verità ignobili, infami, siano nascosti sotto la nostra nobile bandiera. Credetemi, io so quello che dico e mi assumo ogni responsabilità! Sfido chiunque a dimostrare il contrario di ciò che ho sempre detto, che sto dicendo e che sempre dirò, fino all'ultima goccia di sangue! La mia forza, è la verità che ho sempre detto e che sempre dirò, niente mi fa paura! A me fisicamente mi possono uccidere ma non possono uccidere la verità. La società civile mi insegna che quando un uomo è sincero, il Mondo si muove!».1

Passa qualche minuto prima di riuscire a superare indenni, alla profondità di queste parole, che una marea di perché infiammano le nostre teste. Attoniti, assistiamo alle immagini che scorrono, in maniera soggettiva nelle nostra anime, come in un film. Tutto ci appare sbiadito, ma il ricordo resta sempre nitido e vivo, immortalando il momento con un brivido sulla nostra pelle.

1Cit. Borsellino, Memoriale di Vincenzo Calcara, colui che doveva uccidere Borsellino con un fucile di precisione, poi diventato collaboratore di giustizia.