Referendum a Bologna il 26 maggio. Il Pd si schiera contro

22.05.2013 19:45

Il prossimo 26 maggio, a Bologna, i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi sul referendum che vorrebbe abolire i finanziamenti comunali destinati alla scuola privata, promosso dal Comitato art. 33.
Mentre il sindaco della città, Virginio Merola (Pd), respinge l’iniziativa del Comitato, ispirata, a parer suo, ad un modello di “sinistra cubana“, si ritrova, nella sua battaglia, in compagnia di personaggi e partiti dell’establishmentitaliano molto “sensibili” alle ragioni degli istituti parificati. Da Romano Prodi al Presidente della Cei, Angelo Bagnasco, dall’economista Stefano Zamagni a Massimo Cacciari, da Maurizio Sacconi al neo-sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, dal Pd al Pdl, dalla Lega all’Udc, tutti insieme per conservare il finanziamento erariale per le scuole private dell’infanzia.

Un fronte così ampio, ovviamente, nasce dal timore di una possibile vittoria da parte gli oppositori al finanziamento delle scuole private. In tal caso si potrebbe aprire una questione nazionale, una sorta di riscossa del mondo della scuola pubblica così umiliato e frustrato dalla politiche degli ultimi anni. Anche per questo, il sindaco dei Democratici Merola, specifica, con l’intento di frenare gli entusiasmi dei promotori e scoraggiare l’elettorato a votare, che il referendum:
È consultivo senza quorum, e non abrogativo o decisionale. E’il Consiglio comunale ed è la giunta che dopo tre mesi si pronuncia sull’orientamento uscito dal referendum, ma non è vincolante per le decisioni del Consiglio e dell’amministrazione comunale.
A schierarsi con i promotori, invece, ci sono il Movimento 5 stelleSel , e molte personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo, tra le quali ricordiamo: Stafano RodotàMaurizio Landini, Savlatore Settis, Francesco Guccini, Andrea Camilleri, Gino Strada, Carlo Freccero, Luciano Gallino, Philippe Daverio, Wu Ming.
Ma al di là di personalità e partiti che hanno preso posizione, ci permettiamo di sottolineare che le argomentazioni, dei sostenitori del finanziamento pubblico alle scuole private, ci paiono poco convincenti.
Proviamo a metterle in fila e a verificarle:
a)Il sistema scolastico integrato sarebbe più efficiente di quello pubblico
Se per “efficienza” si intende il rapporto tra la garanzia di istruzione per tutti i bambini e le possibilità economiche delle famiglie, segnaliamo che a giugno del 2012, a Bologna, le famiglie di 423 bambini che avevano chiesto l’iscrizione a una scuola pubblica risultavano senza posto, mentre nelle scuole paritarie privaterimanevano liberi 140 posti.

 

b)Senza il contributo pubblico le scuole paritarie chiuderebbero
Prima che venisse erogato il milione e duecentomila euro , pagato da tutti i contribuenti bolognesi, nessuna delle scuole paritarie ha chiuso i battenti. Inoltre, anche se fosse revocato il contributo comunale, queste continuerebbero a percepire un altro milione e 200 mila euro di contributi statali e regionali.

 

c)Le scuole paritarie offrirebbero un servizio pubblico e aperto a tutti
Ciò è palesemente falso. Le scuole private offrono un servizio solo a chi può pagare rette che variano da 200 a 1.000 euro al mese. Ricordiamo che la stragrande maggioranza di bambini che provengono da famiglie indigenti, che non sono di nazionalità italiana o che sono diversamente abili frequentano scuole pubbliche 

 

d)Se passasse la proposta del Comitato si metterebbe in discussione la libertà pedagogica delle famiglie 
Questo referendum non mette in discussione la libertà di scelta, né tanto meno l’esistenza di scuole paritarie, semplicemente respinge l’idea che a farsene carico debba essere la collettività. Infine, vogliamo ricordare che, a Bologna, 25 istituti parificati su 27che ricevono i finanziamenti comunali, sono di ispirazione cattolica. Dunque, è legittimo chiedersi se al sindaco e ai partiti, che sostengono il contributo alle scuole private, più che la difesa di un principio di libertà non stia a cuore un interesse di “consorteria”. 
Non abbiamo certo l’arroganza di voler mettere il punto al dibattito con queste considerazioni, ma ci abbiamo tenuto a parteciparvi, perché consideriamo che un referendum sulla scuola, anche se consultivo, sia sempre di vitale interesse per i cittadini. Proprio per questo ci auguriamo che i bolognesi partecipino in massa il 26 maggio.

Fonte: Free Italia

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