Profitti e perdite - Traffico di droga
21.05.2013 12:51
E veniamo a quella che viene comunemente ritenuta la fonte principale delle entrate di Cosa Nostra: la droga. Sappiamo che negli anni Ottanta la mafia siciliana, con alla testa le famiglie Cuntrera e Caruana, originarie di Siculiana in provincia di Agrigento, si era assicurata una grossa fetta del traffico di eroina destinata agli Stati Uniti. Ma, anche nel periodo di maggiore espansione del traffico, Cosa Nostra in quanto tale non era coinvolta. I mafiosi e le famiglie che se ne occupavano lo facevano a titolo personale.
Ciò significa che potevano utilizzare nel traffico un certo numero di non-mafiosi e perfino non-italiani, mentre per tutte le altre attività, per così dire, istituzionali, Cosa Nostra tende a servirsi solo di uomini d'onore. Il traffico di stupefacenti, in altri termini, era un'impresa che non differiva in modo sostanziale da qualsiasi altra attività commerciale, dal commercio, per esempio, di pellami. Di conseguenza, ciascun uomo d'onore poteva occuparsene a titolo personale senza renderne conto a nessuno, trattandosi di un'attività – per così dire – privata. Nella famiglia di Santa Maria di Gesù, Stefano Bontade e suo fratello Giovanni lavoravano entrambi nel campo della droga, ma separatamente.
I siciliani hanno cominciato a intrattenere rapporti commerciali con gli americani soprattutto perché negli Stati Uniti potevano contare su affidabili teste di ponte affiliate alle grandi famiglie isolane. E hanno conquistato una posizione di predominio. Se chimici francesi di riconosciuta competenza hanno accettato di raffinare morfina-base a Palermo è certamente perché erano pagati profumatamente e sapevano di non correre grossi rischi, ma soprattutto perché i siciliani erano gli unici ad avere il pieno controllo del mercato della produzione e del commercio della droga. Nella seconda metà degli anni Settanta era praticamente impossibile qualsiasi operazione di un certo rilievo che non li vedesse coinvolti.
Indagando nei confronti di Mariano Piazza e Giovanni Lo Cascio nel 1987, abbiamo scoperto una partita di eroina proveniente dal Medio Oriente, raffinata nei dintorni di Marsiglia e caricata su una nave con destinazione Miami in Florida, dove, a riceverla c'erano alcuni siciliani arrivati da Palermo. Erano stati incaricati di distribuire direttamente la partita di eroina negli Stati Uniti, mercato che conoscevano alla perfezione. Gli anni 1983-85 hanno visto il dominio quasi assoluto dei mafiosi siciliani nello smercio dell'eroina negli Stati Uniti.
Il lavoro rimaneva sempre parcellizzato. Non vi era un solo uomo d'onore che sovraintendesse ad acquisto, raffinazione ed esportazione negli Stati Uniti. Numerose persone erano impegnate a diversi livelli: dell'acquisto erano incaricati coloro che conoscevano meglio le rotte dei contrabbandieri di sigarette dal Medio Oriente e mantenevano rapporti diretti con i produttori; della raffinazione quelli già dotati di una certa specializzazione in materia, coadiuvati da tecnici stranieri; della vendita le persone più svariate. I Cuntrera e i Caruana, importanti collettori di eroina in Europa, secondo le confessioni di Buscetta e di altri, si occuparono in un primo tempo anche del trasporto negli Stati Uniti. In seguito si limitarono alla importazione e alla distribuzione.
Il coinvolgimento della mafia è estremamente mutevole, dal punto di vista qualitativo e quantitativo. Mentre qualche anno fa Cosa Nostra gestiva il 30 per cento del traffico mondiale di eroina verso gli Stati Uniti, nel 1991, secondo stime americane, la sua quota è scesa al 5 per cento. Altri gruppi sembrano prevalere adesso: cinesi, portoricani, curdi, turchi, armeni... Un gran confusione. E a complicare le cose al traffico di stupefacenti si affianca spesso il commercio illegale di armi.
Il progressivo distacco di Cosa Nostra dal traffico di eroina è confermato da fatti oggettivi: dal 1985 – dalla scoperta del laboratorio di Alcamo, presso Palermo – non sono stati scoperti altri laboratori né in Sicilia né in altre parti d'Italia; i sequestri di partite di eroina provenienti dalla Sicilia sono diminuiti di pari passo agli arresti di mafiosi direttamente coinvolti nel traffico. La situazione è comunque ancora troppo fluida per consentire valutazioni definitive. Va ricordato, per esempio, che quando nel 1987 venne arrestato a Napoli, il noto Pietro Vernengo aveva con sé non eroina, ma nove chilogrammi di morfina-base a diversi stadi di raffinazione. Il potenziale acquirente doveva quindi saggiare presumibilmente la bontà di diversi metodi di trasformazione. E nel 1990 nei pressi di Lucca è stato arrestato un altro siciliano, Gabriele Randazzo, anch'egli con una partita di morfina-base, proveniente sicuramente da Milano e destinata al Sud (per venirvi raffinata?). Lo stato del mercato degli stupefacenti è quindi molto confuso; è certo comunque che, almeno a livello di commercializzazione, Cosa Nostra non ne detiene più il monopolio, né in Italia né altrove.
Che cosa accade ogni volta che viene sequestrata una partita di droga? Si analizza il prodotto e il gradi di raffinazione e si tenta di individuare il luogo di produzione: quando la roba sequestrata è già raffinata e pronta a essere immessa nel mercato, è difficile – anche con le più sofisticate analisi chimiche – ricavarne indicazioni sul luogo d'origine. La cosa è diversa quando si interviene al momento dell'importazione o del lancio sul mercato. Il metodo di raffinazione può in certi casi equivalere al marchio di provenienza.
Non eravamo riusciti, ad esempio, a scoprire come mai alcune partite di eroina, sequestrate negli anni Ottanta, presentassero tracce di benzoil-tropeina. Poi il pentito Francesco Marino Mannoia ci ha rivelato che si trattava di un trucco. Infatti ogni sostanza utilizzata per il taglio abbassa il punto di fusione della droga (273 gradi circa per l'eroina pura): il compratore pertanto con un semplice controllo può facilmente scoprire la scadente qualità della merce. Per ingannare l'acquirente, Mannoia aveva inventato uno stratagemma: aggiungeva la benzoil-tropeina che presenta il vantaggio di mantenere alto il punto di fusione e consente così di vendere l'eroina tagliata come se fosse pura. Avendo appreso dello stratagemma usato, ogni volta che individuavamo tracce di benzoil-tropeina, sapevamo che la merce era di provenienza siciliana. Oggi però l'identificazione non è automatica come prima, perché gli altri trafficanti usano questo tipo di prodotto.
Un altro elemento importante di valutazione riguarda gli strumenti utilizzati nei laboratori clandestini. Marino Mannoia ne aveva di originalissimi, progettati e messi a punto da lui stesso e riservati a suo uso personale.
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