Le stragi neofasciste
21.05.2013 11:52
Gli anni ’70 verranno ricordati come uno dei periodi più bui della democrazia italiana dalla caduta del fascismo. Mentre la mafia torna a non rientrare tra le priorità da affrontare, nel momento in cui invece registrava un fervido risveglio dopo la parentesi della metà degli anni ’60, l’Italia entra in una dolorosa e delicata fase della sua storia. Una serie di attentati e azioni terroristiche di matrice neo fascista, che miravano a creare un clima di destabilizzazione e paura, scandirà gli anni tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’80. Un periodo che gli storici ribattezzarono con il nome di “strategia della tensione”.
Ad aprire questa stagione sanguinosa, fu una bomba che deflagrò il 12 dicembre 1969 nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana, nel centro della città di Milano: l’esplosione provocò 16 morti e 88 feriti. Il 1974 registrò nell’arco di poche settimane due nuove terribili pagine. Il 28 maggio a Brescia, mentre in Piazza della Loggia si sta tenendo un comizio al termine di una manifestazione antifascista, esplode una carica di tritolo nascosta in un cestino metallico della spazzatura: i morti saranno 8 e oltre 90 i feriti. Nella stessa estate, la notte del 4 agosto, un ordigno dilaniò la carrozza numero 5 dell’espresso Roma-Brennero. Nella strage del treno Italicus morirono 12 persone, e oltre 50 furono i feriti, ma le vittime sarebbero state molte di più se lo scoppio fosse avvenuto sotto la galleria di San Benedetto Val di Sambro.
Il 2 agosto del 1980, la sala d’aspetto della stazione di Bologna fu ridotta in macerie dall’esplosione di una bomba. In una calda e assolata giornata d’estate, in pieno esodo vacanziero, 85 persone rimasero uccise e oltre 200 ferite.
La linea ferroviaria tra Firenze e Bologna, sarà ancora il teatro di una strage la sera del 23 dicembre 1984. A bordo del Rapido 904 partito da Napoli e diretto a Milano, l’ordigno scoppia proprio quando il treno transita nella galleria di San Benedetto Val di Sambro, riuscendo nel tentativo fallito 10 anni prima. I soccorritori estrarranno 15 morti e 267 feriti.
Una pagina oscura che ancora reclama trasparenza e integrale giustizia, dove diversi elementi emersi negli anni successivi, legheranno figure dei servizi segreti e quindi dello Stato, a questi nuclei eversivi e a oscure associazioni (Massoneria e P2). Se questo collegamento costituisse il tassello di un disegno più ampio e complesso, teso a sovvertire la democrazia in Italia, o una risposta alla minaccia che proveniva dai movimenti studenteschi di sinistra, non venne mai chiarito con assoluta certezza. Negli occhi di milioni di italiani, si fisseranno per sempre le immagini di quelle salme straziate che erano cittadini nelle loro città, uomini e donne in piazza a manifestare il loro dissenso alla violenza, o bambini in viaggio per le vacanze. Nel cuore di tanti, cresce l’angoscia di vivere in un paese dove porzioni dello stato, stringono occulte alleanze che determinano la morte di chi invece per dovere erano tenuti a proteggere.
La mafia, come confesseranno alcuni pentiti, conservava dinanzi a questi eventi una posizione di attesa: da sempre libera da ideologie restava in agguato, pronta ad insinuarsi per estorcere favori in cambio, come la revisione di sentenze giudiziarie. Accertato fu però il suo coinvolgimento nella strage del Rapido 904, dove aiutò i terroristi neo fascisti a sistemare l’esplosivo: il cassiere della mafia Pippo Calò e il suo braccio destro Guido Cercola, furono condannati all’ergastolo. Una mafia quindi non al servizio di una causa sovversiva, ma da sempre pronta ad ambire a oscure e tangibili contropartite.
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