Le ombre dietro la strage.

21.05.2013 11:44

 

Prendendo con le pinze la fusione di testimonianze, indizi e voci, pare che la Giulietta farcita di esplosivo avesse in Salvatore Greco la sua destinazione, e che una foratura abbia rovinato i piani di quel giorno. Una versione che lascia perplessi e che non giustificherebbe la fuorviante presenza della bombola con miccia ben in evidenza, elemento fondamentale per attirare i militari nell’imboscata. Sembra poi che tra le quinte della faida, vi fosse anche il ruolo di Buscetta, quale successore dei La Barbera in un primo momento ( ipotesi mai confermata dall’interessato), per poi cambiare posizione quando fiutò la loro sconfitta.

Il boss dei due mondi confessò però che la faida fu innescata da tale Michele Cavataio detto Il Cobra “, che avrebbe mandato all'altro mondo un esponente dei Greco, per far ricadere la colpa sui La Barbera. Dietro a Cavataio sempre secondo Buscetta, vi era un consorzio di boss della zona nord ovest di Palermo che si opponeva al potere della Commissione e a figure come Salvatore Greco.
Le ombre rimangono comunque e anzi, tendono ad infittirsi man mano che si accavallano le versioni: l’unico fatto certo è che sul terreno restarono i sette uomini delle forze dell’ordine.

La prima guerra di mafia (come molte altre) fu un gigantesco gioco al massacro nel buio. Per comprendere la mafia di quegli anni non ha un grande peso sapere chi ha ucciso chi, ma capire che nel caos di bombe, sangue e violenze, forse neanche i mafiosi sapevano cosa stava accadendo, lasciandosi trascinare in un «fiume di sangue al buio ».

L’opera della famosa Commissione di Buscetta poi, era risultata fallimentare, incapace di gestire politicamente gli eventi. Essa doveva, secondo la ipocrita versione del suo promotore, agevolare «il lavoro imprenditoriale» salvaguardando gli interessi di tutti nel commercio di eroina, ma finì per divenire come le bombe e i mitra uno strumento di potere, ed entrare in conflitto con i boss capi famiglia.

In una situazione in cui regnavano la confusione e l'intrigo, la causa essenziale della prima guerra di mafia fu un problema che l'organizzazione aveva dovuto gestire quando i suoi interessi principali erano le piantagioni di limoni e il bestiame invece dei cantieri edili e dell'eroina, ossia il conflitto tra il suo ruolo di governo ombra e gli interessi d'affari dei suoi membri. Nella guerra di mafia sono sempre in palio la verità, il territorio e gli affari.

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