La reazione del Paese
21.05.2013 11:45
Forse l’insieme di tutti questi elementi non può servire a spiegare la prima guerra di mafia, o a fare chiarezza su quella che fu la natura della strage di Ciaculli, ma di certo le conseguenze di quel massacro, furono per la mafia molto pesanti e inequivocabili. La reazione del Paese fu di totale indignazione. Ai funerali parteciparono oltre 100.000 persone, e da ora in poi la mafia era un’entità impressa negli occhi di ogni italiano. Le istituzioni non avevano scelta: la risposta non poteva che essere senza precedenti. Le forze dell’ordine scatenarono un attacco frontale che trovava trascorsi simili solo nelle lontane ed eclatanti operazioni condotte dal prefetto fascista Cesare Mori. L’intera area di Ciaculli fu il teatro di rastrellamenti in vasta scala. Una regione di agrumeti e vigneti di meravigliosa bellezza, dove le loro radici erano piantate nel terreno forse meno in profondità di quanto lo fosse la cultura mafiosa. Traspariva da parte di alcuni organi di stampa, l’amarezza per una reazione tardiva e compiuta più per le pressioni dell’opinione pubblica che per volontà politica. Si era dinanzi ad una realtà conosciuta da sempre e da tutti. La sommatoria delle varie operazioni portò all’arresto di oltre 2000 persone e la polizia secondo le parole di Buscetta sembrava «impazzita». La mafia per risposta, fiutò il momento critico e arretrò sulla difensiva fino quasi a sparire dalla circolazione. Nell’estate del 1963 la Commissione decise di sciogliersi e secondo altri pentiti, le «famiglie» azzerarono a tal punto le loro attività, che quasi non si riscuoteva il pizzo.
Negli anni successivi i delitti di mafia si avvicinarono a quota zero e tanti boss scapparono all’estero. Salvatore Greco fuggì in Svizzera e quindi in Venezuela; Tommaso Buscetta emigro anch’egli in Svizzera, per poi prendere la via del Messico, del Canada e degli Stati Uniti. Molti uomini d’onore mutano carriera all’interno dell’organizzazione: escono dal ruolo di «statisti del governo ombra» per divenire «uomini d’affari» internazionali, provvisti di una struttura militare “. Il sistema politico tornerà ad essere “ l’attore principale della storia della mafia “. La strage di Ciaculli è per sempre rimasta senza colpevoli ed è tuttora un caso insoluto.
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