La lista "Propaganda 2"

21.05.2013 12:04

 


Come abbiamo, Michele Sindona e Roberto Calvi erano entrambi iscritti alla loggia regina della massoneria italiana, la P2, formula in sintesi della denominazione estesa Propaganda 2.
La Loggia Propaganda venne fondata nel lontano 1877 ( comprendeva anche allora banchieri, deputati, senatori del Regno d’Italia), e la sua evoluzione in Propaganda 2 è del dopo guerra per ordine del «Grande Oriente d’Italia», l’organo di riferimento centrale per la massoneria italiana.


La scoperta delle liste con i suoi appartenenti avvenne il 17 marzo del 1981, al termine di una perquisizione ordinata dai giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nel corso dell’indagine sul presunto rapimento di Sindona. 
Vennero perquisite da Polizia e Guardia di Finanza la villa di Licio Gelli ad Arezzo, «Villa Wanda» e una fabbrica sempre di sua proprietà, la «Giole» (di Castiglion Fibocchi anche questa vicina ad Arezzo), in cui si produceva la linea giovane della «Lebole» abbigliamento.

Tra documenti contabili e di altra varia natura, si rinvenne un elenco di 963 nomi, tra cui oltre ai già citati Calvi e Sindona, si annoveravano la dirigenza dei sevizi segreti di Stato, oltre 60 politici di cui una quarantina parlamentari, alti ufficiali delle forze armate e dell’ordine (oltre 200 in totale tra questi lo stesso capo della Guardia di Finanza Orazio Giannini), decine di giornalisti (tra cui Maurizio Costanzo), uomini dell’alta finanza, magistrati, amministratori pubblici e locali, personalità della cultura e dello spettacolo fino ad Vittorio Emanuele di Savoia. A completare la lista eminenti liberi professionisti come avvocati, medici, banchieri, commercialisti, imprenditori (tra questi un Silvio Berlusconi non ancora «sceso in campo»). 
Una rete estesa capillarmente nel territorio, in grado di ricoprire quasi ogni regione d’Italia e di avere succursali in tutte le principali città.



A capo di costoro emergeva la figura di Licio Gelli in qualità di «Venerabile Gran Maestro». L’Italia intera venne scossa dalla scoperta di una rete di figure tanto illustri riunite in una associazione segreta. Gli ostacoli alle indagini che si susseguirono per far luce su quanto scoperto, incontrarono le resistenze di tutti costoro che occupando posti di potere, tentarono di impedire che venisse fatta chiarezza.

Ciò nonostante,l’esecutivo di quel tempo condotto dal democristiano Arnaldo Forlani, fu costretto a dare le dimissioni nel giugno del 1981, succeduto da un governo guidato dal repubblicano Giovanni Spadolini, primo Presidente del Consiglio extra DC dal dopo guerra. Venne istituita una Commissione Parlamentare fortissimamente voluta dalla comunista Nilde Iotti (Presidente della Camera dei Deputati), e guidata dalla ex partigiana «bianca» l’On. Tina Anselmi (Democrazia Cristiana).

Dopo anni di lavoro la relazione conclusiva, costituita da una immensa quantità di volumi e cartelle , stabilì che tale organizzazione aveva influito sul corso della vita democratica del paese, mettendo in pericolo la natura stessa dei principi di democrazia a cui la Costituzione si ispirava. Attraverso un opera di condizionamento sia della vita politica, che delle principali risorse del panorama economico e finanziario, ha tramato in modo strumentale per assoggettare gli eventi del paese agli scopi prefissi dall’organizzazione stessa. Nel frattempo, una specifica legge del 17 gennaio 1982, aveva sciolto la P2 decretando illegale la formazione di qualsiasi altra analoga associazione di carattere militare con scopi politici.

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