Il tramite per gli appalti

21.05.2013 13:13

 

Il costruttore agrigentino Filippo Salomone assume in questa fase una posizione di rilievo, e grazie al tramite dell’ingegner Bini della Ferruzzi, diventa l’anello di congiunzione tra mafia e politici. Guiderà l’assegnazione degli appalti per un determinato periodo, segnando la fine della reale concorrenza tra le imprese, sancendo il punto di non ritorno nella connessione tra mafia e una porzione di politica e imprenditoria. La mafia garantiva la realizzazione degli affari ed in cambio chiedeva un 2 per cento per il proprio servizio di «intermediazione». Riina stesso qualche tempo dopo, si mise a pretenderne uno 0.8 esclusivo. Se come calcolò Siino, si aggiravano sui 120.000 miliardi le lire stanziate dai politici in Sicilia, Cosa Nostra stava correndo il rischio di veder andare in fumo qualcosa come un migliaio di miliardi.
Quale limite è insuperabile per una cifra simile?
 Il giudice Falcone non avrà il tempo materiale per occuparsi personalmente degli sviluppi dell’inchiesta, in quanto nel mese di Marzo del 1991 si trasferirà a Roma. Il subitaneo sospiro di sollievo mafioso, è destinato ad arenarsi in gola quando l’intraprendenza tipica del magistrato brucia le tappe anche nel nuovo incarico. Non ha ancora assunto la direzione degli Affari Penali, quando riesce a far emanare un decreto per ricondurre in carcere una quarantina di imputati del Maxiprocesso (incluso il papa Michele Greco), usciti di prigione per decorrenza dei termini, grazie ad una censurabile sentenza del discusso giudice di Cassazione Corrado Carnevale.
Ed è proprio attorno al suo nome, che l’opinione pubblica scatena una rumorosa campagna.

Le sentenze di Carnevale sono state oggetto di polemiche a non finire, perché con regolare puntualità sembravano sovvertire i giudizi a danno di mafiosi. Falcone e Martelli riescono ad ottenere che anche la Cassazione assegni a rotazione i procedimenti. Riina e Provenzano saltano su tutte le furie nel prendere coscienza che persino il verdetto del Maxiprocesso non sarà dibattuto da Carnevale. Appare chiaro che qualcuno in Parlamento ha smesso di servire Cosa Nostra, e gli accusati non sono solo i democristiani.

Il comportamento di Martelli viene giudicato come il simbolo di un potere in ostaggio di Falcone per l’intero dossier sugli appalti. Salvo Lima rincara la dose forse sottovalutando il pericolo, e chiosando sulle lagnanze dei boss, si lascerà andare a toni strafottenti: «Ma cosa pensavano questi quattro pecorai, che ‘u presidenti (Giulio Andreotti), si dimenticava che nel ’87 hanno votato PSI?».


Come verranno soprannominati da chi li frequenta in quel periodo, «le belve» Riina e Provenzano stanno meditando una vendetta senza precedenti. Essi cercano ancora di percorrere la pista Craxi, sempre attraverso Marcello Dell’Utri. Il manager di Publitalia in quei mesi deve scendere spesso in Sicilia per occuparsi di una serie di attentati contro alcuni magazzini della Standa nell’isola. Secondo i magistrati, gli atti dinamitardi servivano per indurre l’esponente Fininvest ad avvicinarsi e a prendere contatti.

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