Il Gran Maestro: Licio Gelli

21.05.2013 12:06

 


Risulta veramente poco credibile che una sola persona per quanto abile e scaltra, sia riuscita in una simile impresa. La stessa Commissione Anselmi nelle sue conclusioni, si poneva questo interrogativo, avanzando l’ipotesi che anche lo stesso Gelli fosse un mezzo nelle mani di chi a strumentalmente utilizzato la P2. Privati della possibilità di soddisfare tanti interrogativi, cerchiamo di conoscere le sue origini.


Licio Gelli nasce a Pistoia il 21 aprile del 1919. Si iscrive da ragazzo alle camice nere fasciste e parte volontario per la Spagna insieme alle forze che Mussolini invia per sostenere Francisco Franco. Torna in Italia nel 1939 operando nelle fila della Federazione Fascista di Pistoia. Dopo l’8 settembre 1943 aderisce alla Repubblica di Salò, ma si distingue come «doppio giochista» in opere di favoreggiamento di figure partigiane. Al termine della 2° Guerra Mondiale si ipotizza venne avvicinato dalla CIA e dall’intelligence britannico.

Dal 1948 al ’58 è portaborse del deputato DC Romolo Diecidue. Viene accusato di aver partecipato all’Operazione Gladio, struttura clandestina promossa dalla Nato e finanziata anche dalla CIA. Una complessa struttura «Stay-behind», esistente anche in altri paesi europei, con l’obbiettivo di contrastare la crescita del Comunismo nelle «democrazie» a ovest del muro di Berlino.

Coinvolto nel 1970 nel «Golpe Borghese», che doveva condurre all’arresto niente popò di meno che del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, Gelli ha sempre smentito al riguardo. 
Numerosi tra gli affiliati alla P2, saranno i componenti della giunta militare argentina, responsabile dal 1976 al 1978, dei genocidi di massa degli oppositori al regime dittatoriale. Una celeberrima foto ritrae «il venerabile» con Giulio Andreotti (da molti definito l’oscuro padrino della P2, che prima della divulgazione di quella foto aveva sempre dichiarato di non conoscere Gelli), nella «Casa Rosada» del generale argentino Juan Domingo Peròn, la cui morte fu da preludio alla dittatura della giunta militare.


A seguito della scoperta della lista P2 del 17 marzo 1981, «il Gran Maestro» fugge dall’Italia verso la Svizzera. Viene arrestato a Ginevra mentre ritirava svariati milioni di dollari, ma riesce ad evadere per fuggire in Sud America e poi costituirsi nel 1987.


Al netto delle voci e delle ipotesi, Licio Gelli verrà condannato in via definitiva per i seguenti reati: procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato; calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola; tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna; bancarotta fraudolenta (Banco Ambrosiano). 

In una intervista relativamente recente rilasciata a Repubblica nel settembre del 2003, ci appare come un comune uomo di terza età che placidamente si gode la pensione, per nulla turbato dalle accuse addebitategli e dagli scandali che nella vita lo hanno coinvolto, anzi. Con fiero orgoglio sottolinea come buona parte di quanto auspicato nei piani di rinascita massonici, si sia realizzato o sia in procinto di esserlo, ironizzando su di una presunta licenza di diritti d’autore sugli eventi nazionali di cui dovrebbe beneficiare. Un uomo dalla coscienza in apparente quiete, che con pacata ma ferma soddisfazione, descrive (senza mai entrare nei dettagli) il proprio operato come un contributo essenziale alla vita democratica del paese.

Un protagonista della nostra storia moderna, ancora perno di clientelismo e raccomandazioni, dalle cui parole non traspare il benché minimo accenno a nessun senso di colpa per le vite innocenti spezzate negli eventi annessi al progetto massonico. 
Una intervista che aldilà del suo valore strettamente giornalistico, lascia nel palato un retrogusto profondamente amaro. Un sapore acre e disgustoso per chi percepisce questi toni auto celebrativi, come una fonte di possibile ammirazione per coloro che allontanandosi o all’oscuro dai fatti e ammorbiditi dall’incalzare degli anni, restano colpiti da una personalità così scaltra e complessa capace di sopravvivere ad una vita di soli intrighi, come dinanzi ad un personaggio virtuale, dimenticando quanto dolore e ingiustizia reale si celi dietro alle sue gesta.


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