Il “ Boss dei due mondi “ entra in scena.

19.05.2013 12:47

 

 

Negli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale, il termine «Cosa Nostra» vede il suo ingresso quale sinonimo di mafia siciliana. Risulta probabile che tale definizione provenisse dagli Stati Uniti, dove i membri d’oltre oceano amavano intendere «che la cosa era nostra», perché l’accesso all’organizzazione non era aperto a criminali provenienti da gruppi etnici esterni agli immigrati siciliani. Non vi sono precise conferme al riguardo, ma di certo il riportarsi alla nuova definizione, non muterà la sostanza nei metodi della struttura mafiosa.

Il dopoguerra è anche testimone dell’ingresso sulla scena di Tommaso Buscetta, ribattezzato anche “Boss dei due mondi“, per aver esteso la sua attività criminale in Europa e in Sud America. Egli sarà uno dei maggiori protagonisti delle vicende siciliane tra il 1945 e il 1963, anno in cui dovette scappare all’estero insieme ad altri mafiosi di spicco, nonché testimone di importanti evoluzioni. Aldilà dei “meriti“ sul campo, la sua notorietà la si deve al ruolo di collaboratore di giustizia molti anni dopo. Tra ombre e luci, le sue confessioni al giudice Falcone apriranno finestre mai schiuse prima, sulle regole dell’universo mafioso.
Diciassettesimo di diciassette figli, Buscetta nasce alla periferia di Palermo nel 1928. Durante la guerra si arrangia rubando benzina, prosciutto, burro e insaccati ai tedeschi per rivenderli al mercato nero. Nel 1945 ritorna a Palermo dopo un periodo trascorso a Napoli dove combatté i Nazisti. Viene quindi iniziato alla mafia ed il suo piglio raffinato ed elegante non faticò ad emergere: tra il 1949 e il 1956, trascorse lunghi periodi in Argentina e Brasile per poi tornare in patria e occuparsi di contrabbando di sigarette. Buscetta diverrà popolare anche tra i giornalisti perché esempio di tipica virilità mediterranea. Le leggende legate alla sua vita sessuale e i tre matrimoni conditi da innumerevoli tradimenti, costituiranno motivi di contrasto con i vertici di Cosa Nostra. La mafia consente di corteggiare più donne, ma con discrezione. Maltrattare la moglie o mancare di rispetto ai figli, infrangendo la sacralità della famiglia, equivale ad un delitto.

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