Cosa Nostra mette le mani sull'eroina

21.05.2013 11:37

 

L’ingresso dell’eroina nelle attività di Cosa Nostra è avvolto da contraddittorie ricostruzioni. Nelle testimonianze di illustri pentiti storici come Buscetta, o di discutibili auto celebrazioni come il romanzo auto biografico «Men of Onor» di Giuseppe Bonanno (Joe Bananas), l’argomento rimane in parte omesso e fumoso. Bonanno fu il capo della famiglia più ancorata alle radici siciliane, tra quelle che dominarono la scena di New York dagli anni ’30 ai ’60.

Nel 1957 egli venne a Palermo ufficialmente in vacanza, ma in molti sostengono che la sua visita sancì il coinvolgimento di Cosa Nostra nel traffico internazionale di droga. La sua permanenza coincise con una maxi riunione che vide la partecipazione dei massimi esponenti della mafia «nostrana» e di altri amici d’oltre oceano. Si trattò di una circostanza per rinsaldare i rapporti tra mafia sicula e americana, ma fu soprattutto un incontro di affari sul tema droga. 


Negli Stati Uniti la mafia aveva tre problemi da risolvere su questo argomento: gli stupefacenti erano «un articolo» moralmente meno accettabile da parte di quella opinione pubblica che aveva in passato tollerato i racket su gioco d’azzardo, alcol, slot machine e occorreva un partner a cui delegare parte della redditizia patata bollente; serviva una rete alleata costituita da uomini fidati; era necessario un nuovo centro di smistamento degli stupefacenti, dopo che Cuba si stava «bruciando» cadendo in mano alle rivoluzioni di Fidel Castro e Che Guevara.
Buscetta smentì che la riunione avvenne, ma molti elementi affermarono il contrario. Il «Boss dei due mondi» era persino presente, e a posteriori si sostenne che fu lui tra coloro che promossero l’istituzione di una Commissione, che doveva in teoria scongiurare l’innesco di una lotta sanguinosa per il controllo dell’eroina. Ricevono l’ordine di renderla operativa 3 uomini: Gaetano “ Tano “ Badalamenti (capo della cosca di Cinisi legato alla famiglia di Detroit), Salvatore Greco (erede dei sopravissuti della guerra di Ciaculli ), e lo stesso Buscetta. Tutti assumeranno ruoli chiave nel traffico degli stupefacenti. 
La commissione in sostanza toglieva l’ultima parola ai capi delle famiglie in caso di morte di un uomo d’onore, ma decretava altre regole di carattere amministrativo/ territoriale: ogni provincia siciliana doveva avere una sua commissione; nel caso di province come Palermo con oltre 50 famiglie, si creava un organo intermedio, «il mandamento», che rappresentava 3 famiglie vicine. Non era permesso essere un capo della singola famiglia e al contempo il rappresentante di un mandamento nella commissione, per evitare l’accentramento di troppo potere in un uomo solo. All’interno dell’intricato mondo politico insito alla mafia, questo organo rendeva i singoli mafiosi più liberi di agire, in linea con le ambizioni dei tre promotori. 
Il tempo stabilì un’altra direzione per due ragioni impreviste: la scalata al potere dei «Corleonesi», renderà Cosa Nostra e la commissione soggetta ad una dittatura; l’intento iniziale di Joe Bananas di conservare l’egida del controllo del traffico, sarà destinato a fallire, e una volta entrati, i «cugini poveri» siculi assumeranno dagli anni ’70 il predominio nel business.
Tutto questo nel 1957 appare lontano a venire, ma dopo solo sei anni la commissione sarà sciolta per eventi drammatici.

 

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