Cade il muro di Berlino

21.05.2013 13:09

 

Accade a volte, purtroppo di rado, che la storia con l’imprevedibile incedere dei suoi eventi, corra in aiuto di chi da sempre si è speso e adoperato in favore della giustizia. La difficile condizione dell’antimafia beneficia di una inaspettata boccata d’ossigeno dal nuovo contesto politico nazionale, sul quale si riflettono i mutamenti di uno scenario europeo in evoluzione.

Il crollo del muro di Berlino del 1989 innescò un effetto domino in tutta l’area comunista d’Europa. Anche in Italia lo storico PCI era giunto al capolinea, e confluì non senza traumi in un soggetto politico più moderato d’ispirazione socialdemocratica. Lo stagnante panorama politico in auge dal dopoguerra scricchiolava. Si affievolivano le motivazioni di chi per decenni aveva indirizzato il voto a tutti costi verso la DC quale baluardo anticomunista.

Il partito dello scudo crociato vide il suo consenso elettorale fortemente ridotto, penalizzato dal propagarsi di una generalizzata corrente di protesta conseguente ai molteplici episodi di corruzione politica che coinvolsero sue figure di spicco. Conquistano spazio ed elettori, nuove identità politiche ispirate a movimenti territoriali indipendentisti come la Lega Nord.

Favoriti da questo clima di mutamenti, si fanno largo tra le istituzioni coloro che vincendo l’opposizione dei conservatori, operano per risollevare le sorti di una antimafia accerchiata.

Il nuovo Ministro di Grazia e Giustizia è il socialista Claudio Martelli, politico che in passato non aveva sempre sostenuto a spada tratta i magistrati antimafia. Nel febbraio del 1991, Martelli propone a Giovanni Falcone di vestire la carica di Direttore degli Affari Penali del Ministero, con delega di coordinatore nazionale della lotta alla criminalità organizzata. Falcone è titubante. Il nuovo incarico rappresenta una opportunità ed un rischio.

A Roma avrà l’autorità e l’occasione per mettere in pratica a livello nazionale quanto gli era impossibile fare al Palazzo di Giustizia di Palermo, stretto oramai nella morsa dei suoi oppositori. Nella stessa capitale però, risiedevano gli artefici di quel piano di isolamento alla base anche del fallito attentato all’Addaura. Il carattere dell’uomo e la spinta a camminare sempre guardando in avanti alla ricerca di nuove sfide del professionista, lo indussero ad accettare.

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